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di quella pasta. Gli altri, poi, erano adolescenti, bambini...
Intanto, accanto a Meaulnes le due vecchie parlavano:
«Nel migliore dei casi,» diceva la più anziana, con una voce bizzarra, stridula,
che cercava invano di addolcire, ai fidanzati non arriveranno prima delle tre di
domani.
«Sta zitta, mi faresti venire una rabbia...!» rispondeva l altra senza scaldarsi
affatto. Costei inalberava un cappelluccio a maglia.
«Facciamo il conto!» riattaccò la prima, tranquilla.
«Un ora e mezzo di ferrovia da Bourges a Vierzon, sette leghe in carrozza da
Vierzon a qui...»
La discussione proseguì. Meaulnes non ne perdeva una parola. Grazie a questo
placido battibecco, cominciava a vederci chiaro: Frantz de Galais, il signorino del
castello, forse studente o marinaio o magari guardiamarina, chissà... era andato a
Bourges per prendervi la promessa sposa. Costui, che doveva essere molto giovane e
bizzarro, faceva filare tutto a suo capriccio (cosa strana!) nel Dominio. Aveva voluto
che la casa destinata ad accogliere la sua fidanzata, assomigliasse a un palazzo in
festa; e per celebrare l arrivo della fanciulla, aveva invitato lui stesso tutti quei
ragazzi, quei vecchi bonaccioni. La discussione fra le due donne aveva almeno
chiarito questi fatti. Tutto il resto lo lasciavano avvolto di mistero e ribattevano
ostinatamente sul problema del ritorno dei fidanzati. L una parlava dell indomani
mattina, l altra del pomeriggio.
«Mia cara Moinelle, tu sei la solita scervellata,» diceva la più giovane, calma
calma.
«E tu, mia povera Adele, la stessa ostinata. Erano quattro anni che non ci
vedevamo, ma non sei cambiata,» rispondeva l altra scrollando le spalle, ma con la
voce più pacifica di questo mondo. Così continuavano il battibecco ma senz astio.
Meaulnes intervenne, sperando di apprendere qualcosa di più:
«È poi così graziosa come si dice, la fidanzata di Frantz?»
Le donne si voltarono a guardarlo, interdette. Nessuno, all infuori di Frantz,
aveva visto la ragazza; lui, tornando da Tolone, l aveva incontrata, tutta disperata, nei
giardini di Bourges, chiamati «Paludi»: il padre, un tessitore, l aveva cacciata di casa.
Era molto graziosa e Frantz aveva deciso sui due piedi di sposarla. Certo, una storia
curiosa: ma il signor de Galais, suo padre, e sua sorella Yvonne gli avevano sempre
concesso tutto!
Meaulnes si preparava ad avanzare cautamente altre domande, quando sulla
porta comparve un amabile coppia: una ragazza di sedici anni con un corpetto di
velluto e una gonna a grandi volanti; un giovanetto in giubba dal colletto alto e
pantaloni a elastico. Scivolarono via attraverso la sala a passo di danza; altri
seguirono; altri ancora, correndo, gridando, incalzati da un pierrot alto e livido, che
aveva le maniche troppo lunghe, un calottino nero e il sorriso sdentato. Correva
goffamente, come se ad ogni passo dovesse spiccare un salto e agitava le lunghe
maniche vuote. Le ragazzine ne avevano un poco paura, i ragazzi gli stringevano la
mano, i bambini lo inseguivano con strilli acuti, pazzi di gioia. Sfiorandolo, guardò
Meaulnes con occhi vitrei e lo scolaro credette di riconoscere, ora ben rasato, il
compagno del signor Maloyau, lo zingaro che poco prima andava ad appendere le
lanterne.
La cena era finita. Tutti si alzarono.
Nei corridoi si facevano balli in tondo e farandole; veniva da chissà dove l aria
di un minuetto... Meaulnes, il colletto del mantello che gli nascondeva a metà la
faccia come una gorgiera, si sentiva un altro. Preso anche lui dalla voglia di divertirsi,
cominciò a inseguire il lungo pierrot per i corridoi come fra le quinte di un teatro
dove lo spettacolo sia traboccato dalla scena dappertutto. Così, fino al termine della
notte s imbrancò con una folla allegra, travestita in modo stravagante. A volte, aperta
una porta, si trovava in una stanza dove facevano proiezioni con la lanterna magica;
bambini applaudivano rumorosamente... A volte attaccava discorso nell angolo di un
salone dove si ballava, con qualche dandy e s informava in fretta sui costumi che
verrebbero indossati nei prossimi giorni...
Angosciato, alla fine, da tutta quella spensieratezza che gli si offriva, sempre
timoroso che il mantello schiudendosi lasciasse intravedere la blusa di scolaro,
Meaulnes riparò per un poco nella zona più quieta e buia dell edificio: si udiva
soltanto il suono felpato di un piano.
Entrò in una stanza silenziosa, una sala da pranzo illuminata da una lampada a
sospensione. Anche qui si svolgeva una festa, ma per i più piccoli.
Alcuni, seduti su poufs, sfogliavano album aperti sulle ginocchia; altri,
accoccolati a terra davanti a una seggiola, disponevano figurine sul sedile, tutti
assorti; altri, vicini al fuoco, stavano fermi, silenziosi ascoltando, nella casa
sterminata, i rumori lontani della festa.
Una porta di questa sala era spalancata: dalla stanza vicina veniva il suono di
un piano. Meaulnes sporse la testa incuriosito. In una specie di piccolo salotto, una
donna o una giovinetta, voltando il dorso, un gran mantello marrone sulle spalle,
suonava con molta dolcezza arie di danza e canzoncine. Sul divano a fianco, sei o
sette fra bimbi e bimbe ascoltavano, composti come in un quadretto, buoni come tutti
i piccoli quando s è fatto tardi. Solo, di tanto in tanto, uno di essi, puntando le
braccia, si tirava su, scivolava a terra e passava nella sala da pranzo: uno dei bimbi
che avevano smesso di guardare le figure veniva a prendere il suo posto...
Dopo quella festa, certo incantevole ma febbrile e un po pazza, durante la
quale lui stesso aveva inseguito sfrenatamente il grande pierrot, Meaulnes fondeva
ora in una quieta felicita.
Senza rumore, mentre la giovinetta continuava a suonare, tornò nella sala da
pranzo, si sedette e, aperto uno dei volumi rossi sparpagliati sul tavolo, cominciò a
leggere soprapensiero.
Quasi subito un bimbo seduto a terra si avvicinò, gli si attaccò al braccio e
montò sulle ginocchia per guardare il libro insieme con lui; un altro fece lo stesso
dall altra parte. Allora fu un sogno già fatto in tempi lontani. Meaulnes poté
fantasticare a lungo di essere nella sua casa, sposato, in una sera tranquilla, e che
fosse sua moglie quell essere incantevole e sconosciuto che suonava il piano, lì
accanto...
15 - L incontro
La mattina dopo Meaulnes fu in piedi fra i primi. Come gli avevano suggerito,
indossò un semplice abito nero, alla moda di un tempo: giacca stretta alla vita con
maniche a sbuffo, panciotto a doppio petto, pantaloni a campana che Si allargavano
fino a coprire le scarpe eleganti, e cilindro.
Il cortile era ancora deserto quando scese. Meaulnes fece qualche passo e si
trovò dentro una giornata di primavera. Fu, difatti, il mattino più dolce di tutto
quell inverno. C era sole come al principio d aprile. Il ghiaccio si scioglieva, l erba
bagnata splendeva come imperlata di rugiada. Uccelletti cantavano sugli alberi e a
intervalli un vento tiepido sfiorava il viso.
Meaulnes fece come tutti gli ospiti che si destano prima del padrone di casa.
Uscì nel cortile della proprietà aspettandosi che da un momento all altro una voce
affabile e gaia dicesse alle sue spalle:
«Diggià in piedi, Agostino?»
Ma camminò per un bel pezzo solo attraverso il giardino e il cortile. Laggiù,
nell edificio principale, nessun segno di vita, né alle finestre né sulla torretta. Però i
battenti della porta di legno erano già aperti; e un raggio di sole accendeva un
barbaglio su una delle finestre più alte, come d estate nel primo mattino.
Meaulnes vedeva per la prima volta alla luce l interno della tenuta. I resti di un
muro dividevano il giardino malconcio dal cortile da poco cosparso di sabbia e
rastrellato. In fondo ai rustici dove abitava, stavano le stalle tirate su con un piacevole
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